Una risposta a Noam Chomsky

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www.resistenze.org – popoli resistenti – serbia – 26-06-07

da Serbian network

 

Una risposta a Noam Chomsky

di Ljubodrag Simonovic

Maggio 2007

 

Il Signor Chomsky merita rispetto per la sua coraggiosa resistenza nei confronti della politica imperialista americana. Sfortunatamente, nell’intervista sul quotidiano di Belgrado “Politika” del 7 e 8 Maggio, Chomsky vede come ultima soluzione alla crisi nei Balcani la realizzazione della politica di Washington.

Alla domanda “Cosa vede come soluzione realistica allo status finale del Kosovo e quanto essa differisce da ciò che gli Stati Uniti sostengono oggi?” Chomsky risponde: «Già da molto tempo mi sembra che l’unica soluzione realistica allo status finale del Kosovo sia veramente quella proposta dall’ex presidente della Serbia (Dobrica Cosic), penso del 1993, che è una specie di “partizione” dei Serbi. Sono rimasti pochi Serbi, ma le regioni che sono sempre state Serbe devono far parte della Serbia, il resto può essere “indipendente”, come si dice, che vuol dire integrato all’Albania. Non vedo semplicemente nessun’altra soluzione ancora oggi».

L’idea di Chomsky non è nuova. Questo è un “modello” per il Kosovo, che durante la Seconda Guerra Mondiale fu realizzato dai fascisti Italiani e Tedeschi. A proposito del riferimento a Dobrica Cosic, l’ex Presidente della Yugoslavia, esso costituisce, nella realtà dei fatti, un alibi molto complesso, alla luce delle motivazioni che stavano dietro al sostegno di Cosic nei confronti della divisione del Kosovo. La posizione di Chomsky è esattamente identica a quella della classe dirigente americana.

Ciò significa che Chomsky non parla di una soluzione giusta e negoziata per il problema del Kosovo, ma di una “soluzione realistica”, Qual è realmente la base del “realismo” di Chomsky? Prima di tutto il fatto che gli Albanesi sono la maggioranza in Kosovo e che essi non vogliono vivere in Serbia. Sarebbe veramente “realistico” il “realismo” di Chomsky se l’America non si nascondesse dietro agli Albanesi?

In quel caso non avrebbe forse applicato un altro tipo di realismo, e cioè che gli Albanesi rappresentano circa il 15% della popolazione della Serbia e che i Serbi, che sono la maggioranza, non vogliono che il Kosovo si separi dalla Serbia? La “soluzione realistica” di Chomsky è fondata, di fatto, sui risultati della pulizia etnica nei confronti dei Serbi e degli altri non-Albanesi (circa 300.000), portata avanti dai gruppi terroristici Albanesi che, anche secondo Chomsky, furono organizzati e armati dagli Stati Uniti, come anche la colonizzazione in Kosovo di centinaia di migliaia di Albanesi provenienti dall’Albania.

Cosa succederebbe se il principio della “autodeterminazione” fosse applicato per risolvere il problema delle minoranze etniche nei paesi europei?

Secondo Chomsky, sarebbe una “soluzione realistica” il distacco della Macedonia occidentale e la sua annessione all’Albania? Oppure l’annessione da parte della Grecia di quelle parti dell’Albania in cui i Greci sono la maggioranza? Oppure l’annessione da parte dei Turchi di quelle parti della Bulgaria e della Grecia dove rappresentano la maggioranza? Oppure l’annessione da parte dell’Ungheria di quelle parti della Romania, della Serbia e della Slovacchia dove essi sono la maggioranza della popolazione?

E a proposito dell’Abkhazia, del Sud Ossezia, del Nagorno-Karabach, eccetera?

E la Catalogna, i Paesi Baschi, la Corsica, il Sud Tirolo, le parti della Turchia dove i Curdi sono la maggioranza, oppure la Crimea e altre parti dell’Ucraina popolate dai Russi, come anche gli Stati baltici con una maggioranza di popolazione russa?

Chomsky offre agli Albanesi del Kosovo come minoranza nazionale il diritto di formare uno Stato proprio e di essere annessi all’Albania. E cosa possiamo dire allora del diritto dei Serbi e dei Croati in Bosnia ed Erzegovina, dove non sono minoranze nazionali, ma popoli costitutivi, dove sta il loro diritto di decidere della loro indipendenza?

Il problema è se Chomsky è consapevole che la sua concezione “realistica”, di fatto, dà legittimità al principio della pulizia etnica apertamente sostenuta dall’amministrazione americana. La concezione di Chomsky, indipendentemente dai reali motivi del suo autore, rappresenta un invito ad una rottura violenta degli Stati multietnici. Questo cosa significherebbe per la Serbia dove vivono 24 nazionalità? In pratica, tutte le zone di confine della Serbia diventerebbero regioni in cui in cui potrebbero essere provocati conflitti etnici con lo scopo di realizzare poi un’annessione con gli Stati confinanti. In effetti, esistono già provocazioni in quelle parti del paese abitate da Musulmani (Sangiaccato) e da Ungheresi (Voivodina).

Come può la secessione di quella parte del paese che rappresenta la fondazione dello Stato Serbo e della coscienza nazionale di un popolo essere accettato “pacificamente”dai Serbi? I serbi sono consapevoli che i veri occupanti del Kosovo non sono gli Albanesi, ma gli Americani. Chomsky non menziona la presenza in Kosovo di Camp “Bond-Steel”, che è la più grande base militare americana in Europa. E questa è, di fatto, la principale ragione per cui gli Americani stanno cercando di staccare il Kosovo dalla Serbia e di annetterlo all’Albania.

Gli Americani stanno cercando di trasformare i Balcani e gli stati dell’Est europeo in un corridoio militare per isolare l’Europa dalla Russia e per impedire all’Europa di raggiungere il Medio Oriente. La “Grande Albania” diventerebbe il punto strategico principale nel piano americano di mettere radici sul territorio europeo.

Nella sua intervista Chomsky “ha dimenticato” di menzionare il fatto che la ragione fondamentale per il bombardamento della Yugoslavia fu il rifiuto di Milosevic di firmare il documento a Rambouillet, nel quale gli Americani chiedevano il dispiegamento in Yugoslavia di più di 30.000 soldati NATO. Di fatto, essi chiesero a Milosevic di sottoscrivere l’occupazione del suo paese.

Rispondendo alla domanda: “Perché gli Usa cominciarono quella guerra?”, Chomsky fa riferimento al libro di John Norris che dichiara: “la vera causa della guerra non ha niente a che vedere con gli Albanesi del Kosovo, la vera causa fu che la Serbia non effettuava le riforme sociali e di mercato richieste, che significava che era l’unico angolo d’Europa che rifiutava di accettare i programmi neo-liberisti dettati dagli Stati Uniti e questo doveva essere fermato”.

Nella stessa intervista Chomsky dice che Milosevic “avrebbe dovuto essere rovesciato, e probabilmente lo sarebbe stato, nei primi anni ’90, con i voti albanesi.” Chomsky vede nei gruppi politici che in Serbia hanno fatto da “cavallo di Troia” per gli Stati Uniti e che hanno ricevuto centinaia di migliaia di dollari dagli Usa per rovesciare Milosevic, e nei separatisti albanesi, le forze che avrebbero rovesciato Milosevic.

Come si può combattere la politica criminale degli Stati Uniti nei Balcani, e, allo tesso tempo, sostenere le forze politiche che portano avanti gli interessi americani nei Balcani?

Qual’è l’opinione di Chomsky su Milosevic? Chomsky pensa che Milosevic “ha commesso molti crimini”, “che non è una persona buona”, “che è una persona terribile, ma che le accuse contro di lui non avrebbero mai potuto essere dimostrate”. Alla domanda “Sei un simpatizzante di Milosevic?” Chomsky risponde: “No, egli era terribile…certamente non avrei mai cenato con lui o parlato con lui. Si meritava di essere condannato per i suoi crimini, ma il suo processo non è stato eseguito in modo equo. Esso era una farsa ed ora sono contenti che sia morto”.

Per quali crimini avrebbe dovuto essere stato processato Milosevic e perché avrebbe dovuto essere rovesciato all’inizio degli anni novanta?

L’uomo che introdusse il sistema multi-partitico e che portò avanti una Costituzione secondo la quale il cittadino e non la nazione sono la base per la formazione politica della società, cosa che fu fortemente combattuta dalle forze che Chomsky sostiene.

Chomsky non da’ una risposta concreta alla domanda ricorrente.

Fondamentalmente, Chomsky non ha una visione politica dei Balcani che possa dare a questi paesi la possibilità di preservare la loro indipendenza, senza la quale la storia delle “libertà democratiche” è solo una farsa. Questa è la ragione per cui Chomsky ha teorizzato un’opposizione “democratica” che avrebbe dovuto rovesciare Milosevic, qualcosa che non è mai realmente esistita.

Madeleine Albright ha detto molte volte che la Yugoslavia è stata bombardata con lo scopo di portare al potere coloro che avrebbero sostenuto la politica Americana nei Balcani. Questa è la vera opposizione che cercò di rovesciare Milosevic e che andò al potere il 5 Ottobre del 2000 e che trasformò la Serbia e il Montenegro in una colonia Americana.

Nella “democrazia” che l’occidente ha imposto alla Serbia con l’aggressione militare, più del 50% della popolazione abile al lavoro è disoccupata; più del 65% dei giovani sotto i 30 anni è senza lavoro; il salario medio è al di sotto dei 300 euro al mese; circa l’80% delle persone impiegate nel settore privato non hanno tutele sociali, solo a Belgrado ci sono più di 80.000 tossicodipendenti; oggi gli studenti pagano tasse dieci volte più alte rispetto ai tempi di Milosevic; nel processo di forzata privatizzazione quasi tutte le più importanti fabbriche, miniere, risorse idriche e altre proprietà pubbliche sono state vendute per pochi soldi alle compagnie occidentali o alle mafie locali; il prodotto interno lordo è sceso al di sotto dei livelli raggiunti anche nei momenti delle più severe sanzioni economiche ed embarghi; non vi è mai stato un numero così alto come oggi di giovani che emigrano fuori del paese; le testate giornalistiche e televisive critiche verso l’Occidente sono state chiuse, ogni giorno le persone che non si adeguano alle politiche dominanti stanno perdendo il loro lavoro, ogni giorno le banche vengono rapinate, i lavoratori delle poste uccisi, la gente muore nelle lotte di mafia…

La Serbia è diventata una società “democratica”, secondo gli standard occidentali.

Che a Chomsky piaccia o meno, Slobodan Milosevic era ed è ancora un simbolo della lotta per la libertà del popolo Serbo. Non è un caso che alla sua cerimonia funebre a Belgrado e a Pozarevac fossero presenti molte più persone di quante si trovarono il 5 ottobre del 2000.

Uno degli slogan era “Il Kosovo è La Serbia!”. Questa è la realtà sulla quale dobbiamo insistere se vogliamo la pace nei Balcani. 

Traduzione dall’inglese per resistenze.org a cura del Forum Belgrado Italia

 

 

                                                  

 

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